giovedì 15 ottobre 2009

Mostra Scapigliatura


SCAPIGLIATURA:
un pandemonio per cambiare l'arte
26 giugno - 22 novembre 2009
Palazzo Reale, Milano


L'Italia post-unitaria della seconda metà dell'800, vede la nascita di un movimento tutto lombardo: la Scapigliatura Milanese.
Molti artisti, che speravano in un cambiamento politico, sociale, culturale e artistico, quale effetto della raggiunta unità nazionale, rimasero piuttosto delusi, per la perdurante stagnanza della situazione italiana. Decisero allora di intraprendere loro stessi la via del rinnovamento, in particola modo nelle arti, con atteggiamenti finalizzati a scuotere le coscienze e lo stile di vita borghese. Da qui il nome "Scapigliatura", che allude non solo ad un modo di essere esteriore, ma sopratutto ad uno stile di vita anticonformista, sinonimo di bohemienne.
Il nome deriva dal romanzo di Cletto Arrighi, che descrive la vita di un gruppo di giovani, ricchi di speranze e poveri in denaro, "...pronti a tutto, tanto al bene quanto al male," che sacrificano la loro vita dissoluta all'ideale artsitico, giungendo spesso ad una fine tragica.
In questa immagine letteraria si identificheranno gli artisti Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni, Federico Faruffini, Giuseppe Grandi e tanti altri che anticiperanno, con il loro linguaggio antiaccademico, i movimenti dell'avanguardia novecentesca e faranno della loro vita un'opera d'arte fedele al messaggio scapigliato.

La mostra di Palazzo Reale intende ricostruire questo periodo di grande fervore dell'arte e della cultura lombarda di fine '800, con una esposizione cronologica di 250 opere fra dipinti, sculture, disegni e incisioni, provenienti da collezioni pubbliche e private, di cui alcune esposte per la prima volta.
Il percorso espositivo è diviso in 4 sezioni.
Nella prima troviamo i precursori, cioè quegli artisti che, a partire dagli anni'60, hanno anticipato con il loro modo di vivere e con le loro opere, gli atteggiamenti scapigliati: tra questi, punto di riferimento ed esempio di vita fu Giovanni Carnovali, detto il Piccio, e il giovane Federico Faruffini, morto suicida.
La seconda sezione, dedicata agli anni '70, è quella della Scapigliatura tout court, in cui dominano le figure dei cosiddetti 'tre nani giganti' (bassi di statura, ma d'alto valore artistico) Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni, e lo scultore Giuseppe Grandi. In questi anni si afferma la 'macchia scapigliata', un particolare tipo di pennellata sfumata, piumosa, sfrangiata, finalizzata a sfuocare l'immagine e a prioettarla in una dimensione più psicologica che reale. E in effetti, in anticipo e a differenza degli impressionisti, gli scapigliati sfalderanno l'immagine dei soggetti ritratti mettendone in luce la loro componente psicologica, piuttosto che catturare la luce reale che investe il soggetto en plain air: gli scapigliati, infatti, sono interessati al ritratto e poco al paesaggio.
La terza sezione è quella degli anni '80, in cui si afferma il linguaggio scapigliato. Sono presenti in mostra i gessi del Monumento alle 5 giornate di Milano, di Giuseppe Grandi, i lavori di Ernesto Bazzaro, e di Medardo Rosso, che esordì in scultura legandosi agli ambienti della Scapigliatura.
La quarta sezione è dedicata agli anni '90: venute meno le personalità più importanti del Movimento, si assiste ad una sorta di "accademismo" scapigliato, nella misura in cui, le novità apportate in pittura e scultura, vengo adottate da artisti che sono cresciuti nell'atmosfera della Scapigliatura, senza aggiungere contenuti innovativi di sorta, sia per quanto riguarda lo stile che i soggetti. Tra questi sono presenti le sculture di Paul Troubetzkoy, allievo di Ranzoni, di Eugenio Pellini, i quadri di Mosè Bianchi, ma anche dei futuri divisionisti, fra cui Gaetano Previati, Giovanni Segantini, Emilio Longoni.

Con Antonio Laviano visita guidata scapigliata: un ..."pandemonio per cambiare l'arte"!
A. L.

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