sabato 2 giugno 2012

Gallerie d'Italia

Gallerie D'Italia

A Milano, nei meravigliosi ambienti di Palazzo Anguissola-Traversi e Palazzo Brentani, presso Piazza Scala, è collocata una selezione delle opere di proprietà del gruppo bancario Intesa San Paolo - Fondazione Criplo, aperti al pubblico nell'autunno del 2011.
Circa 200 opere dell'800 italiano, in particolare lombardo (alle quali seguiranno a breve capolavori del '900, italiani e internazionali) distribuite in 13 sezioni: esse si aprono con i bassorilievi in gesso di Antonio Canova e si chiudono con opere divisioniste di Umberto Boccioni, a segnare il passaggio al nuovo secolo e alla nuova arte d'avanguardia.
All'interno delle 13 sezioni, 4 sono monografiche, dedicate rispettivamente a Canova, Francesco Hayez, Giovanni Migliara, Umberto Boccioni.
La prima sezione monografica è dedicata ai 13 bassorilievi in gesso realizzati da Canova  nel 1792 per la collezione d'arte del nobile Abbondio Rezzonico: i primi, rappresentano figure allegoriche quali la Speranza, la Carità, la Giustizia; gli altri, invece, sono ispirati a scene mitologiche dell'Iliade, dell'Odissea e dell'Eneide, nonché a episodi della vita di Socrate, secondo le istanze di riscoperta, idealizzazione e valorizzazione della cultura greco-romana, tipiche del periodo neoclassico, di cui Canova fu uno dei maggiori interpreti. 
La seconda sezione è dedicata a Francesco Hayez e ai grandi temi della pittura romantica, con particolare riferimento ad episodi della storia di Venezia, che  erano allora molto popolari, come quello di Valenza Gradenigo, che per difendere l'uomo amato fu condotta in tribunale, oppure quello de 'I due Foscari', ripreso anche da Giuseppe Verdi. Non mancano lavori che, richiamandosi a episodi della Storia, trovano riflesso nel comune sentimento patriottico dell'epoca, come in 'Papa Urbano II sulla piazza di Clermont predica la prima crociata', elogiato anche da Giuseppe Mazzini.
La terza sezione è dedicata ai soggetti pittoreschi di Giovanni Migliara e alle scene di genere ambientate in conventi e monasteri; degne di rilievo sono anche le opere  'La confessionedi Francesco Molteni , 'Ritratto di Pietro Ronzoni' del Piccio, 'Filanda nel Bergamasco' che documenta una delle fiorenti attività lombarde dell'epoca, come la produzione della seta, e il 'Contadino con tizzone ardente' di Angelo Inganni per il pregevole effetto luministico.

La sezione successiva è dedicata alla pittura della 'Grande epica del Risorgimento', protagonisti della quale furono i fratelli Induno, in particolar modo Gerolamo, che era stato sui campi di battaglia e che potè documentare con le sue opere gli avvenimenti e gli scontri. Emblematico è il monumentale quadro 'La battaglia della Cernaja', che nel 1859 fu acquistato da Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia, e 'La presa di Palestro 30 maggio 1859'. Degni di nota poi sono i soggetti con soldati garibaldini e quello dedicato alla notizia della morte di Vittorio Emanuele II.
Protagonisti della quinta sezione sono le opere dedicate alla veduta prospettica del Duomo di Milano, di cui i migliori interpreti furono Giovanni Migliara, Luigi Bisi e Giuseppe Canella, nonchè ai nostalgici soggetti della vecchia Milano che pian piano andava scomparendo con l'avvento del progresso, che rese Milano moderna capitale 'morale', economica e culturale. Tra questi soggetti vi sono anche 'I Navigli', protagonisti della sesta sezione. La settima, invece, è dedicata ai paesaggi lombardi, tra la suggestione poetica del Manzoni e la ricerca del vero. Pregevoli sono i paesaggi di Lorenzo e Eugenio Gignus e quelli dedicati al villaggio di Pescarenico. 
Gli anni '70 dell'800 vedono il revival del gusto settecentesco, sia negli interni delle dimore nobiliari e altoborghesi, sia nei complementi d'arredo. Anche la pittura si fa interprete di questa nuova ed effimera moda, con soggetti proposti in abiti e ambienti neo-rococò. Ad essi è dedicata la sezione n. 8.
Il XIX secolo è famoso anche per la grande produzione di quadri di genere, con scenette popolari  spesso ambientate in interni domestici. I fratelli Domenico e Gerolamo Induno, all'epoca, riscossero molto successo con questi lavori, in cui la ricerca del vero, documentata nella resa lenticolare dei dettagli, si sposa con un sentimento di compassione verso i più poveri.
In Galleria, oltre ai lavori dei fratelli Induno, di Attilio Pusterla e Giovanni Sottocornola, sono presenti anche i soggetti degli artisti napoletani come Vincenzo Irolli e Vincenzo Migliaro, che si concentrano sugli affetti domestici e infantili, con ascendenze simboliste (Angelo Musicante, 1910 circa) o su seducenti ritratti di giovani donne. Antonio Mancini, invece, definisce con il colore le forme disgregate dalla luce, nei suoi ritratti di fanciulli all'aperto.
La sezione n. 10 è dedicata ai Macchiaioli, con il ritratto di Giovanni Fattori realizzato da Giovanni Boldini, le opere di Telemaco Signorini, di Lorenzo Delleani e Eugenio Gignus (questi ultimi con sublimi paesaggi), nonchè opere di Federico Zandomenghi  di impostazione post-impressionista, mentre Luigi Conconi, esponente della Scapigliatura Milanese, compare con un bellissimo ritratto dedicato alla sua donna (La rosa, 1910 circa).
Le sezioni seguenti sono dedicate rispettivamente alla 'Pittura Alpestre' (sezione n. 11) e al 'Simbolismo' (sezione n.12). 
La sezione dedicata ai paesaggi alpini si concentra particolarmente sulla alture lombarde, dalla Brianza al Lago Maggiore, con scenari diversi a seconda delle stagioni: qui trovano spazio le ariose vedute di Emilio Longoni, Filippo Carcano, Eugenio e Lorenzo Gignus. Quella dedicata al Simbolismo, ne indaga il rapporto tra 'Natura e Allegoria', con scene di  vita riprese dal quotidiano, ma collocate in una dimensione che trascende il reale e contingente. Tra queste, 'La scuola del dolore', di Luigi Rossi, 'Orazione a Chioggia' di Leonardo Bazzaro (1897), 'Il gregge' di Filippo Carcano.
Particolarmente importante è l'opera 'La danza delle Ore' (1899 circa), di Gaetano Previati. 
Dopo l'esordio della tecnica divisionista alla I Triennale di Brera del 1891 col quadro 'Maternità', Previati continuò ad usare tale tecnica secondo uno stile personale, fatto di linee fluide e colori complementari accostati l'uno all'altro, per dare una rappresentazione sempre più svincolata dalla realtà, tendente all'onirico, al sovrannaturale, nella quale i concetti di Tempo, Spazio e Mito si fondono in una visionaria 'pittura di idee'. Le dodici Ore sono rappresentate come fanciulle danzanti attorno ad un cerchio in uno spazio siderale ove tutto è luce, rimo, linea.
Anche Angelo Morbelli trascende la dimensione reale con il  trittico 'Sogno e Realtà', dedicato alla rievocazione del ricordo dell'amore giovanile, da parte di una coppia di anziani del 'Pio Albergo Trivulzio' di Milano.
Gli anziani ospiti del Pio Albergo, furono tra i soggetti preferiti da Morbelli, il quale rappresentò, con la tecnica divisionista, la tristezza e la solitudine dei vecchi destinati a passare gli ultimi giorni nel famoso ospizio: grazie anche all'uso della fotografia, e per mezzo di forti contrasti luce/ombra nella  definizione dei volumi e degli ambienti, riuscì a creare una atmosfera drammatica e toccante, che rende bene la dimensione psicologica della vecchiaia.
L'ultima sezione è dedicata ad Umberto Boccioni. 
La pittura di Boccioni segna il passaggio dalla tecnica divisionista, di stampo ancora ottocentesco, ai nuovi temi della modernità, protagonista del movimento Futurista. 
Dopo vari soggiorni in Italia e all'estero, nel 1907 Boccioni si stabilì definitivamente a Milano. E qui, stimolato dalla città che si stava trasformando all'insegna del nuovo, trovò il luogo e i temi idonei a soddisfare la sua ansia di rinnovamento, tanto nell'arte che nella vita. Prima dell'incontro col cubismo, la tecnica era ancora divisionista, appresa a Roma nello studio di Giacomo Balla, e considerata moderna per la sua base 'scientifica'. 
Con tale tecnica rese i soggetti di 'Tre donne' (1909 circa) dedicato alle tre donne importanti della sua vita, quali la madre, la sorella Amalia e la fidanzata Ines: il quadro fu particolarmente apprezzato dalla critica dell'epoca. 
'Donna in giardino' e 'Campagna con alberi e ruscelli' sono caratterizzati da linee che rendono la composizione particolarmente dinamica, nonostante la staticità dei soggetti. 
Ma è con 'Officine a Porta Romana' (1910) che Boccioni cominciò a descrivere la città in trasformazione, che mutava il suo paesaggio in industriale, moderno,  e che troverà il suo apice simbolico ne 'La città che sale'. Le officine che poteva vedere dalla finestra di Via Adige 23, rappresentavano il nuovo, e di lì a poco il nuovo investirà anche la tecnica attraverso la quale rendere il dinamismo in pittura e scultura. 
Con il Futurismo si entra a pieno titolo nell'arte del Novecento e dell'Avanguardia Italiana.
Boccioni chiude simbolicamente il percorso ottocentesco delle Gallerie d'Italia, e apre idealmente quello novecentesco, attualmente in fase di allestimento. 
Con Antonio Laviano ripercorriamo le sezioni delle Gallerie che hanno reso grande la pittura lombarda del XIX secolo italiano.

L. A.

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