mercoledì 3 dicembre 2014

CONVERSAZIONE con ELIO FIORUCCI

CONVERSAZIONE SULL’ARTE

Elio FIORUCCI

E’ con grande piacere che dedico questo post ad Elio Fiorucci, che ho avuto modo di conoscere il 13 aprile 2014, in occasione della Settimana del Design a Milano.

Già da tempo, in realtà, era mio desiderio incontrarlo per scambiare due chiacchiere sul periodo di cui è stato uno dei massimi protagonisti della moda e del design (1967 – ’87), innovatore del costume giovanile e del modo di vivere, grazie ad un fiuto per le tendenze giovani e per la capacità di riunire talenti sotto il marchio Fiorucci.

Al termine della conferenza tenuta in Università  Statale dall’Architetto Andrea Branzi  (che a fine anni ‘70 assieme ad Ettore Sottsass si occupò degli arredi dei negozi Fiorucci), ho colto l’occasione per cominciare a fare le “due chiacchiere”, proseguite dopo la conferenza tenuta dallo stesso Fiorucci, e concluse nel suo studio.

Elio Fiorucci ha imposto il proprio nome aprendo un negozio di abiti vintage in Galleria Passarella a Milano alla fine degli anni ’60. Uno dei primi ad intuire le nuove tendenze provenienti da Londra, che ha importato in Italia, segnando una rivoluzione nel modo di vestire, grazie anche all’uso di materiali allora inconsueti nel contesto della moda italiana per giovani. 
Il primo negozio viene progettato dall’architetto Amalia Del Ponte. E grazie anche ad un uso spregiudicato e anticonvenzionale  dell’immagine sessualmente ammiccante, ha altresì anticipato le tendenze della comunicazione pubblicitaria per colpire il futuro giovane acquirente all’acquisto di un capo o oggetto Fiorucci attraverso la seduzione di un corpo femminile sexy e provocante, esibito  ma mai volgare.
L'architetto Italo Lupi crea il marchio degli angioletti vittoriani, immagine con la quale ancora oggi è identificato il marchio Fiorucci.
Gli anni ’70 vedono un aumento vertiginoso delle vendite grazie alle strategie commerciali di immagine e alla proposta di capi in linea con il gusto giovanile, con l’uso di gomma e plastica colorata, materiali pop per eccellenza, utilizzati per scarpe, borse, vestiti, quando l’uso  di questi materiali era ancora guardato con diffidenza dalla moda ‘ufficiale’.  Viene aperto un altro negozio in via Torino, e nella seconda metà degli anni '70 altri negozi a New York, Amsterdam, Londra, Los Angeles.
Il negozio di New York in particolare, viene scelto da Andy Warhol per il lancio della rivista INTERVIEW.
Il negozio Fiorucci diventa il luogo dove gente comune, personalità  e potenziali artisti in cerca della propria strada a New  York, vanno a fare acquisti.
Fiorucci studia un tipo di jeans che possa aderire bene alle curve del corpo femminile, che diventa un must per tutte le ragazze e le donne che vogliono sentirsi sexy ma anche comode, grazie alla fibra elastica che non stringe ma  asseconda le curve anatomiche. Il jeans Fiorucci diventa un indumento cult per le serate alla discoteca Studio 54 di New York, ove Elio festeggia anche i suoi dieci anni di carriera e inaugura l’apertura del locale con un grande party (presenze fisse sono  Bianca Jagger, Andy Warhol, lo stilista Halston,  Truman Capote e tutto il popolo metropolitano cool della disco music).
Per arredare i negozi chiama gli architetti Ettore Sottsass e Andrea Branzi, i quali si fanno portatori di un linguaggio postmoderno negli arredi, caratterizzati da forme pulite e colorate, in linea  con lo spirito  degli abiti e oggetti Fiorucci, mentre la direzione artistica all’interno del negozio newyorkese viene assegnata  ad una giovane creativa franco-canadese di nome Maripol.
Elio Fiorucci, e i suoi negozi, sono quindi sinonimo di costume giovane, nella moda e nell’arte a tutto tondo.
L’architetto  Alessandro Mendini  progetta una performance nel negozio Fiorucci di Milano, con l’abito ‘Restivo’  ove abito–arredo e ambiente dialogano in un connubio avanguardistico;  il mimo KLOUS NOMI tiene le sue performance nel negozio di New York, e nel frattempo l’era della Disco Music ha lasciato il posto all’ondata new wave nella musica e nella moda.  

Gli anni '80 si caratterizzano per l' essere il decennio dell’immagine, del look, e tanti artisti scelgono capi Fiorucci per abbinarli ad altri, in modo da creare un mix intrigante che lasci il segno.  
Una giovane Louise Veronica Ciccone (Madonna) veste abiti  dai colori fluo Fiorucci, e grazie alla consulenza  e alla creatività della stylist Maripol, lancia un look che non verrà mai piu’ dimenticato;
Keith Haring è chiamato da Elio Fiorucci per una
performance di decorazione di una giornata al negozio in piazza San Babila a Milano nel ’85. Elio Fiorucci produce il lungometraggio che ha come protagonista il giovane artista Basquiat a New York, intitolato Down Town ’81, e così via, in una inestricabile contaminazione tra moda, musica e arte grazie al carisma di Elio, capace di attirare a sé le giovani energie  creative dell’epoca (anche Gianfranco Ferre’, agli inizi della carriera di stilista, aveva  disegnato  t-shirts per Fiorucci).
Elio Fiorucci, la linea dei suoi capi e oggetti, insomma, rientrano a pieno titolo in ciò che e’il Postmodernismo, stile architettonico che diventa vero e proprio movimento, al quale appartengono tutti quei fenomeni  artistici del periodo compreso tra la seconda metà degli anni '70 e i primi anni ’90, caratterizzati da un mix di cultura pop, rielaborazione di elementi classici e decò, colori decisi, ironia, immagine che attira l’attenzione e pose divistiche. 
Come tutti i fenomeni hanno un loro inizio e un loro termine, anche i negozi  Fiorucci negli anni ‘90 cambiano gestione: il marchio è ceduto dal suo inventore alla Edwin International, che tuttora lo gestisce.
Ma per tutti noi, il nome Fiorucci nella moda e nel costume (nonostante il cambio di gestione) è, e rimane, Elio Fiorucci: un imprenditore-designer-scopritore di talenti, un grande saggio che continua ancora oggi, a quasi cinquant'anni dall'apertura del primo negozio e del relativo storico marchio, a stupire per la sua creatività, sensibilità e capacità di re-inventarsi con nuove linee di abbigliamento femminile come Love Terapy, Baby Angel, e accessori a queste collegate, segno del suo nuovo corso.
A questa icona postmoderna, a questo inossidabile galantuomo, manifesto tutta la mia stima con un’affettuosa e originale t-shirt, omaggio alla sua persona, alla sua storia, e a tutto il periodo di cui è stato protagonista e che ha contribuito a creare.

 Laviano Love Fiorucci



Foto: materiale da collezioni private e fonte internet;
T-shirt: A. Laviano

Nessun commento: