
ritorno a Milano
Milano, Palazzo Reale
18 settembre 2014 - 18 marzo 2015
A Milano, dal 18 settembre 2014 al 18 marzo 2015, Palazzo Reale ospita un’altra bella mostra: quella dedicata a
Giovanni Segantini.
L'esposizione, in cui sono raccolte 120 opere, è una delle più importanti dedicate all’artista, per il fatto che è difficile vedere riunito un cospicuo numero delle stesse (distribuite generalmente tra collezioni, musei, istituzioni pubbliche e private spesso piuttosto restie al prestito) e in considerazione dell’esiguo numero di lavori prodotti da Segantini nei suoi 41 anni di vita.
L'esposizione, in cui sono raccolte 120 opere, è una delle più importanti dedicate all’artista, per il fatto che è difficile vedere riunito un cospicuo numero delle stesse (distribuite generalmente tra collezioni, musei, istituzioni pubbliche e private spesso piuttosto restie al prestito) e in considerazione dell’esiguo numero di lavori prodotti da Segantini nei suoi 41 anni di vita.

La mostra e’
suddivisa in sezioni tematiche che focalizzano l’attenzione sul percorso
creativo segantiniano in base ai soggetti ai quali si è dedicato nel corso
della sua breve vita. Si apre con una serie di autoritratti che documentano la
percezione del sé dell’artista, la
consapevolezza del suo valore e del suo mito. Alla componente grafica fanno da
complemento due sculture: quella in cui il pittore e’ ritratto ventenne,
realizzato dallo scultore Emilio
Quadrelli, e quella di Segantini come
maturo e affermato artista, di Paul Troubetzkoy.

La terza sezione riunisce opere in cui protagonista e’ il tema della morte, soggetto tipico dell’arte simbolista e decadentista, tra le quali spiccano Ritratto d’uomo sul letto di morte e Ritratto di Carlo Rotta, realizzato quest’ultimo con la tecnica divisionista.
Un’altra sezione è dedicata al tema delle nature morte, che
dopo un po’ di anni abbandonerà, per dedicarsi completamente ai soggetti tipici:
la pittura agreste, contadini e animali in simbiosi con lo scenario naturale brianteo inizialmente, e poi quello alpino.
Infatti le sezioni
successive portano a cuore dell’arte di Giovanni Segantini.

“Sentimento e spiritualità” è la sezione ove sono presenti
le opere A messa prima (quadro poi modificato con un differente
significato allegorico), e alcune versioni dell’opera Ave Maria a trasbordo corredate da disegni preparatori, in cui la
spiritualità semplice e vera dei contadini, memore delle atmosfere di Millett,
viene rievocata attraverso il cambiamento di tecnica: mediante il divisionismo,
infatti, si fa portatrice di un
contenuto spirituale- simbolico, che trascende quello reale dell’immagine
presentata. Altre due sezioni sono
dedicate ai disegni tratti dai dipinti - che servivano a colmare il vuoto lasciato dalle vendite, a
documentare il cambiamento di tecnica e
di stile, oltre che allargare il mercato collezionistico - e ai disegni per
illustrazioni di libri o di opere letterarie.

la prima è dedicata
al Trittico dell’Engadina, superba
opera del suo simbolismo, in cui i monumentali
paesaggi dell’Engadina ritratti
in primavera, autunno, e inverno rappresentano
le fasi della vita e il panteismo segantiniano, ove emerge il credo in una religiosità laica della
natura (in mostra solo alcuni studi preparatori e un video di descrizione
dell’opera);
la seconda, invece è dedicata alle opere visionarie e allegoriche
facenti parti del Ciclo delle Cattive
Madri, dove la maternità negata o rifiutata costituisce elemento di
dannazione, in contrasto con la maternità laica del quadro L’angelo della vita. Qui la maternità acquista una dimensione di
sacralità laica connessa alla sua naturalità, per il fatto di contribuire al
ciclo stesso della vita. Esso è caratterizzato dalla luminosità del colore
diviso e dall’applicazione di pigmenti d’oro e d’argento, che lo rendono uno
dei migliori esiti del simbolismo di Segantini.

Segantini fu un mito del suo tempo. Egli grazie alle vicende personali, alla propria arte, allo stile di vita, seppe creare un immagine di sé molto vicina al concetto moderno di “divo”. Con il XX secolo, tuttavia questo mito si offuscò, ma non ha mai perso tutto il suo fascino e il suo valore. E la mostra in oggetto lo conferma.
Il catalogo di accompagnamento, con le bellissime illustrazioni delle opere esposte, e' stato realizzato dalla casa editrice Skyra, e tra i saggi spiccano in particolare quelli della maggiore studiosa dell'opera segantiniana, la critica d'arte Annie Paul Quinsac.
A. L.
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