giovedì 6 aprile 2017



Mostra Keith Haring

About Art

Milano, Palazzo Reale
21 febbraio – 18 giugno 2017



Torna a Milano, dopo piu' di dieci anni dall'ultima mostra, una retrospettiva dedicata a Keith Haring, con circa 110 opere che esaminano un aspetto particolare della sua arte: cioè la presenza, in alcune di esse, di miti ed archetipi appartenenti a tutti i tempi.
La mostra vuole evidenziare come Keith Haring sia stato il continuatore di una tradizione della storia dell'arte, e non solo il creatore di immagini popolari piene di colore, gioia di vivere, con le quali il suo lavoro viene spesso identificato.

Keith Haring nasce nel 1958 a Reading e cresciuto a Kuztown in Pennsylvania, in una famiglia della middle-class americana. Primo di quattro figli, si fa notare per la particolare abilità nel disegno, che pensa di coltivare iscrivendosi, dopo la High School, ad una scuola di grafica pubblicitaria a
Pittsburgh. Tuttavia, dopo aver scoperto analogie tra i suoi disegni astratti e quelli di Pierre Alechinsky, abbandona la scuola di grafica e nel 1978 si trasferisce alla School of Visual Art di New York. Nella “Big Apple” scopre l'arte dei grafftisti e dopo aver abbandonato le forme astratte, nel 1980 comincia a farsi
conoscere disegnando sui muri e sui pannelli della metropolitana i suoi soggetti particolari, tra i quali il cane dal muso squadrato e il “bambino radiante”, che diventa la sua firma. Nell' 82 tiene la sua prima grande mostra presso la galleria di Tony Shafrazi e da quel momento comincia a farsi conoscere dal grande pubblico. Tiene diverse mostre anche in Europa, entra in rapporto con Andy
Warhol diventandone amico, porta sui muri e nelle opere delle esposizioni private il suo vissuto personale, la sua concezione della vita e la contemporaneità delle strade di NewYork. Il suo è un linguaggio che rielabora i pittogrammi e i simboli delle culture primitive, egizie, azteche, maya, tribali, filtrate attraverso la componente narrativa dei cartoon e rielaborate con una linea grafica mutuata dal fumetto. Il suo scopo e' di rendere la sua arte accessibile a tutti. A questo proposito apre il Pop Shop di New York nell'86, e quello di Tokyo nell'88, per consentire a tutti di acquistare a prezzi economici oggetti e t-shirts con i suoi soggetti. Tuttavia l'Aids stronca la sua giovane vita e muore nel 1990 all'età di 31 anni, dopo aver costituito una fondazione che porta il suo nome, attualmente diretta dalla sua segretaria personale, Julia Gruen.

La mostra è tematica e non cronologica, divisa in sezioni che si aprono con la concezione di Keith Haring come umanista, che mette l'uomo e la vita al centro della sua opera;

prosegue con la sezione dedicata ai “miti e archetipi” rielaborati da Keith (la “gorgone”, il “vitello d'oro”, l'”arpia”, la “lupa capitolina”, il “centauro”, il “cinocefalo”) attraverso un confronto tra opere d'arte classiche e suoi lavori nei quali emerge la citazione;

esamina poi il rapporto con la religione, il sesso, la malattia, la gioia di vivere, la morte, realizzati attingendo ad un “immaginario fantastico”, oggetto di altra sezione e prosegue con l' “etnografismo” (influsso delle culture appartenenti ad altre etnie sul suo lavoro);

si apre poi la sezione che esamina il rapporto con la cultura post-moderna e la citazione/confronto con artisti moderni (Dubuffet, Pollock, Picasso, Mondrian, Leger), e si conclude con quella che richiama l'influsso dei “cartoon”.

L'ultima sala è dedicata alle video-performances e alla documentazione sul modus-operandi di Keith nelle stazioni della metropolitana di New York, con video e pannelli espositivi disegnati all'epoca
della loro realizzazione.

La visita guidata di Antonio Laviano, originale e coinvolgente, si apre con una breve performance di break-dance ed electric boogie, eseguita su musica di nastri del periodo; prosegue all'interno della mostra mettendo in relazione le opere anche con ulteriori documenti provenienti da collezione privata esibiti al momento, quali copertine di dischi, capi di abbigliamento, ecc. (per mettere in evidenza i rapporti e le connessioni tra musica, moda, street-art, e particolarmente con l'opera di Keith Hering) finalizzati a ricostruire il periodo e l'ambiente nel quale Keith Haring ha lavorato; si conclude rivivendo in maniera emozionale gli ultimi momenti di vita dell'artista.





video 1: performance ispirata all'atmosfera delle strade di New York e ai ballerini di breack dance dei quali Keith Haring amava circondarsi mentre realizzava le sue opere e i sui murales;

video 2: con Julia Gruen, amica e assistente di Keith Haring dal 1984, e direttrice dal 1989 della  fondazione da lui istituita a suo nome.


Nessun commento: