lunedì 21 maggio 2018

Mostra FRIDA KAHLO

FRIDA KAHLO 
"Oltre il mito"
1 Febbraio - 3 Giugno 2018
MUDEC Milano

Dal 1 febbraio al 3 giugno 2018 il Museo Delle Culture  di Milano presenta una interessante mostra dedicata alla pittrice messicana Frida Kahlo. La mostra, costituita da circa 200 opere fra disegni, fotografie, dipinti su tela (tra i quali 50) del museo Dolores Olmedo e dalla collezione Jacques e Natasha Gelman intende ripercorrere la carriera dell'artista attraverso tematiche legate indissolubilmente alla sua vita, alla sua storia di donna, di attivista politica, di artista della prima metà del XX secolo.
La mostra è organizzata per aree tematiche.
Si apre con la sala dedicata alla storia di Frida come Donna artista. In essa sono presenti i lavori di ricerca di uno stile proprio attraverso disegni, ritratti di amici e parenti e autoritratti. L'autoritratto è alla base dell'arte di Frida Kahlo. Attraverso l'autoritratto indaga sé stessa, il mondo delle sofferenze fiische e interiori, il rapporto complesso con il compagno Diego Rivera, compagno di vita, nell'arte e nell'impegno politico.
La seconda sala è dedicata alla tematica della Terra: Frida è profondamente legata alla sua terra, il Messico: rivaluta le radici precolombiane alla ricerca di una identità genuina che adotta anche nel look; realizza nature morte con piante e frutti tipicamente messicani; recupera miti e divinità della cosmogonia azteca facendola diventare parte del suo mondo e componente fondamentale della sua biografia. Tutto ciò le permette di distinguersi e di creare un personaggio che riporta l'attenzione verso la sua arte. L'abbigliamento ispirato a quello delle donne della regione di Teuantepec, i monili di ispirazione azteca e maya, la riscoperta delle radici indigene e la collezione di reperti archeologici precolombiani costituirenno elementi che le permetteranno di creare un percorso stilistico originale e personale, unico e non confondibile con altri stili o correnti pittoriche.
In questa sala quindi sono presenti una serie di nature morte che, a partire dagli anni '50, quando per Frida diventa sempre piu' difficile dipingere, costretta a stare a letto a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute, andranno a sostituire l'autoritratto (“Noci di cocco in lacrime”, 1951).
Frida studia la cosmogonia azteca facendosi portatrice di una religiosità laica che attinge però anche ad elementi della religione cattolica del Messico ispanico. Gli autoritratti “come Tehuana” (1943), la “Colonna spezzata” (1944), il “Cervo ferito”( 1945) , “Autoritratto con collana di spine e colibri” (1940), mischiano elementi e simbologie delle due culture e delle due religioni, reinterpretate alla luce della propria esperienza personale di sofferenza, per la salute sempre cagionevole (oltre trenta operazioni chiururghiche subite nel corso della vita) e per il rapporto tempestoso con Diego, fatto di liti, separazioni e due matrimoni (1929 e 1941).
Gli anni '30 e '40 vedono Frida uscire al di fuori dei confini del Messico, facendo conoscere la propria arte a New York e Parigi (le due “capitali dell'arte moderna”), entrare in contatto con i Surrealisti (per poi prenderne subito le distanze), continuare a combattere per l'affermazione individuale come donna, contro le convenzioni dell'epoca, assumendo carattere e atteggiamenti liberi, indipendenti, anticonformisti e per l'epoca trasgressivi.
Frida però è anche attivista politica, e il messaggio politico verso la libertà e l'indipendenza filtra attraverso i suoi lavori: la terza sezione della mostra è dedicata a questa tematica.
Un video girato a Casa Azul, residenza della coppia e oggi Museo Frida Kahlo, mostra il rapporto tra Diego e Frida, che lei considerava il suo “Universo”, il suo “Tutto”, con costante riferimento nelle sue opere (“Diego nella mia mente” (1943), “l'Abbraccio d'amore dell'Universo, la Terra (Messico), Diego, io e senor Xolotl” ( 1949), “Ritratto di Diego Rivera”) ed è presente anche un disegno di Diego Rivera che ritrae Frida Kahlo.
Parte di rilievo della mostra è costituita dalle fotografie che documentano visivamente il percorso biografico dell'artista, mentre la sezione finale è dedicata alle ultime opere. Su una toccante pagina del diario Frida disegna i suoi piedi staccati dal corpo, posti su una base come dei trofei: non le servono piu' per camminare perchè ha la fantasia per volare. L'operazione alla spina dorsale non riuscita (che la obbliga a portare un pesante busto di metallo) nel '46, l'amputazione della gamba destra (sostituita da una protesi) nel '53, la segnano fortemente.
Dopo aver presenziato alla sua grande personale di pittura a Città del Messico, ove si fa trasportare a letto, che costituisce la sua ultima uscita pubblica e “performance” finale ante litteram,costantemente depressa viene trovata morta per embolia polmonare il 13 luglio del 1954, all'età di 47 anni, non escludendosi però il suicidio.

L'ultima sala presenta una documentazione fotografica del bagno dell'artista in Casa Azul, interdetto al pubblico di visitatori del museo Frida Kahlo, che mostra protesi, grucce, busti, stampelle bendaggi e strumenti della sofferenza vissuta da questa artista sempre pronta a combattere contro il proprio
avverso destino ( “Maschere (Charma)”, 1944).
Antonio Laviano ripercorre la vicenda artistica ed esistenziale di questa donna con grande pathos e coinvolgimento degli spettatori, con una visita guidata avvincente e di forte impatto emotivo, richiamando con l'abbigliamento lo stile e il lavori dell'artista messicana, oggi icona indiscussa dei tempi moderni.

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