Mostra Keith Haring
About Art
Milano, Palazzo Reale
21 febbraio – 18 giugno 2017
Torna a Milano, dopo piu' di dieci anni
dall'ultima mostra, una retrospettiva dedicata a Keith
Haring, con circa 110 opere che esaminano un aspetto particolare della sua arte: cioè la presenza, in alcune di esse, di miti ed archetipi
appartenenti a tutti i tempi.
La mostra vuole evidenziare come Keith
Haring sia stato il continuatore di una tradizione della storia
dell'arte, e non solo il creatore di immagini popolari piene di
colore, gioia di vivere, con le quali il suo lavoro viene spesso
identificato.
Keith Haring nasce nel 1958 a Reading e
cresciuto a Kuztown in Pennsylvania, in una famiglia della
middle-class americana. Primo di quattro figli, si fa notare per la
particolare abilità nel disegno, che pensa di coltivare
iscrivendosi, dopo la High School, ad una scuola di grafica
pubblicitaria a
Pittsburgh. Tuttavia, dopo aver scoperto analogie tra
i suoi disegni astratti e quelli di Pierre Alechinsky, abbandona la
scuola di grafica e nel 1978 si trasferisce alla School of Visual Art
di New York. Nella “Big Apple” scopre l'arte dei grafftisti e
dopo aver abbandonato le forme astratte, nel 1980 comincia a farsi
conoscere disegnando sui muri e sui pannelli della metropolitana i
suoi soggetti particolari, tra i quali il cane dal muso squadrato e
il “bambino radiante”, che diventa la sua firma. Nell' 82 tiene
la sua prima grande mostra presso la galleria di Tony Shafrazi e da
quel momento comincia a farsi conoscere dal grande pubblico. Tiene
diverse mostre anche in Europa, entra in rapporto con Andy
Warhol
diventandone amico, porta sui muri e nelle opere delle esposizioni
private il suo vissuto personale, la sua concezione della vita e la
contemporaneità delle strade di NewYork. Il suo è un linguaggio che
rielabora i pittogrammi e i simboli delle culture primitive, egizie,
azteche, maya, tribali, filtrate attraverso la componente narrativa
dei cartoon e rielaborate con una linea grafica mutuata dal fumetto.
Il suo scopo e' di rendere la sua arte accessibile a tutti. A questo
proposito apre il Pop Shop di New York nell'86, e quello di Tokyo
nell'88, per consentire a tutti di acquistare a prezzi economici
oggetti e t-shirts con i suoi soggetti. Tuttavia l'Aids stronca la sua
giovane vita e muore nel 1990 all'età di 31 anni, dopo aver
costituito una fondazione che porta il suo nome, attualmente diretta
dalla sua segretaria personale, Julia Gruen.
La mostra è tematica e non
cronologica, divisa in sezioni che si aprono con la concezione di
Keith Haring come umanista, che mette l'uomo e la vita al centro
della sua opera;
prosegue con la sezione dedicata ai
“miti e archetipi” rielaborati da Keith (la “gorgone”, il
“vitello d'oro”, l'”arpia”, la “lupa capitolina”, il
“centauro”, il “cinocefalo”) attraverso un confronto tra
opere d'arte classiche e suoi lavori nei quali emerge la citazione;
esamina poi il rapporto con la
religione, il sesso, la malattia, la gioia di vivere, la morte,
realizzati attingendo ad un “immaginario fantastico”, oggetto di
altra sezione e prosegue con l' “etnografismo” (influsso delle
culture appartenenti ad altre etnie sul suo lavoro);
si apre poi la sezione che esamina il
rapporto con la cultura post-moderna e la citazione/confronto con
artisti moderni (Dubuffet, Pollock, Picasso, Mondrian, Leger), e si
conclude con quella che richiama l'influsso dei “cartoon”.
L'ultima sala è dedicata alle
video-performances e alla documentazione sul modus-operandi di Keith
nelle stazioni della metropolitana di New York, con video e pannelli
espositivi disegnati all'epoca
della loro realizzazione.
video 1: performance ispirata all'atmosfera delle strade di New York e ai ballerini di breack dance dei quali Keith Haring amava circondarsi mentre realizzava le sue opere e i sui murales;
video 2: con Julia Gruen, amica e assistente di Keith Haring dal 1984, e direttrice dal 1989 della fondazione da lui istituita a suo nome.

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